La penna noir di Federico Mosso

Una piacevole intervista per presentarvi un giovane scrittore piemontese, moncalierese per la precisione, che in questo periodo sta promuovendo l’uscita del suo nuovo libro “Italica Noir”.
Abbiamo conosciuto Federico attraverso il blog online Tagli -di cui è collaboratore- e siamo subito rimasti stupiti dalla sua capacità di raccontare la cronaca noir facendo rimanere il lettore incollato allo schermo del pc e dalla sua capacità di far entrare chi legge dentro il racconto.
Doti che solo gli scrittori più navigati solitamente hanno.

 

La penna noir di Federico Mosso

Federico, classe 1981, nato a Moncalieri ( To), laureato in Economia e Direzione delle Imprese, la sua tesi di laurea specialistica “Cinzano, spumanti e vermouth: una storia piemontese” ha vinto un concorso nazionale indetto dalla Camera di Commercio di Torino.
A leggerti però sembri più uno storico, amante maniacale dei dettagli e profondo conoscitore del Dopoguerra.
Cosa ti ha spinto, nella tua crescita personale e professionale, ad interessarti in maniera così approfondita ai fatti di cronaca nera italiani? E cosa ti ha spinto, a sua volta, a scrivere “Italica Noir”?

È una questione di passione. La Storia ha per me un significato di grande fascino, in particolar modo la Storia del novecento, secolo di grandi conflitti, di ideologie titaniche, di conflitti epici e terribili. Per chi come me si appassiona alla ricerca storica, trova nel suo cammino di curioso di quel che fu, una regola principe: studiare il passato per comprendere il presente e talvolta addirittura intuire il futuro, quasi come un topo da biblioteca con abilità da veggente. Lo storico o l’apprendista storico è un investigatore della memoria umana, un viaggiatore del tempo; i libri sono navicelle temporali che trasportano l’appassionato in altre dimensioni passate. Affascinante, bellissimo, talvolta addirittura esaltante.

Nel riportare alla luce, tramite il proprio impegno di ricerca e poi successivamente di scrittura, fatti novecenteschi, si possono usare varie chiavi di lettura, o varie lenti di ingrandimento. Anche le truci imprese della criminalità sono una lente d’ingrandimento per spolverare il passato prossimo italiano.  C’è inoltre da dire che il secondo dopoguerra italiano è terreno ancora non troppo esplorato. Trame, poteri occulti, manovre nell’ombra: lo storico trova in questo periodo un campo d’indagine che in alcuni suoi angoli più bui è tuttora vergine, dove i fatti rimangono spesso nebulosi, ecco, lo storico trova pane per i suoi denti particolarmente saporito, lo storico è esploratore di un labirinto, un cacciatore della verità. ITALICA NOIR si inserisce in questo contesto; questa rubrica studiata per il magazine TAGLI e diventata ora libro, ha l’ambizione di far viaggiare nel tempo innanzitutto chi scrive e successivamente chi legge, e assieme osservare una caratteristica intrinseca, ahinoi, nell’animo umano, e quindi ritrovabile ovunque nell’epopea dell’uomo: il male.

 

I tuoi racconti, tra le altre cose, tappano un buco culturale grossissimo: a scuola la storia si ferma alla Seconda Guerra Mondiale, tralasciando tutto ciò che avviene tra gli anni ‘50 e gli anni 2000.
Quanto credi che questo buco culturale si ripercuota nella società attuale? Può il tuo libro servire anche testo formativo oltre che come piacevole passatempo prima di andare a dormire?

Sì è vero. Il fatto che a scuola ci si fermi al 1945 è un grave buco, un’amnesia culturale. Come si può tralasciare la guerra fredda con tutte le sue innumerevoli diramazioni terrestri? Dimenticandosi di 70 anni di storia umana si rischia di non avere la benché minima percezione del presente attuale, si brancola nel buio, la geopolitca perde totalmente di significato, si rompe l’effetto domino. L’effetto domino è la catena di eventi. Tutto è legato, tutto è conseguenza di un’azione o fatto avvenuto prima, ogni tassello cade su spinta di uno precedente, e a sua volta farà cadere il successivo: l’effetto domino, la storia è un susseguirsi di eventi legati. Se dunque si cerca di comprendere il presente senza conoscere cosa è avvenuto nei decenni precedenti, si fallisce, si interpretano i fatti come un episodio casuale del destino, senza capirli. Tornando ad ITALICA NOIR, voglio sottolineare che ha sì l’ambizione di coinvolgere il lettore al pari di racconti thriller, ma con l’aggiunta che è tutto frutto di una seria ricerca storica. Il lettore s’intriga come davanti ad un film noir, ma è tutto vero, quello raccontato è successo per davvero; il mio è dunque un tentativo sperimentale di narrare zone d’ombra della Storia del novecento italiano. Leggere, appassionarsi, imparare con vivacità, divertendosi.

È vero, in questa intervista vogliamo parlare di “Italica Noir”, ma essendo noi un’agenzia di promozione piemontese, siamo incuriositi anche dal tuo libro precedente “Piemonte in pillole”. Ce lo racconti in poche righe?

Piemonte in pillole: turbostorie all’ombra delle Alpi. Sono mie indagini storiche, al tempo apparse sulla rivista torinese Mole24 e raccolte in un libro edito da Il Punto PiemonteinBancarella. Questi racconti storici hanno come fil rouge il Piemonte, campo d’indagine su cui mi sono dedicato con grande affetto, perché orgoglioso di essere piemontese. Piemonte in Pillole trasporta i gitanti della storia in rapidi ma attenti affreschi biografici, in dimensioni temporali della nostra memoria, verso giochi con l’accaduto remoto.Se la storia in generale è dunque così affascinante, non lo è da meno il capitolo dedicato a quella del Piemonte, che è davvero divertente. Ecco, il divertimento, è la chiave di volta per appassionarsi alla materia, e fatemi dire, la nostra storia torinese e regionale è uno spasso.

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Tornando ad “Italica Noir”, leggendo i tuoi racconti sembra di essere dentro la scena, di respirare l’aria che respirano i protagonisti, di sentire la tensione delle vittime. Tutto questo denota una tua capacità di scrivere fuori dal comune.
C’è un autore che ha particolarmente influenzato il tuo modo di scrivere? Possiamo definire “Italica Noir” una sorta di serie TV su carta stampata per la capacità che ha di intrattenere lo “spettatore”?



Per scrivere ITALICA NOIR ho seguito una formula molto semplice ma che si è rilevata essere vincente: rigorosa ricerca storica + narrazione avvincente e letterale = ITALICA NOIR. Insomma, la Storia raccontata come in un libro thriller, o noir per l’appunto. Un romanziere americano, un gigante, mi ha influenzato più di altri come stile. James Ellroy è il suo nome, un grande, inarrivabile ma per me comunque faro. La sua Triologia americana è un capolavoro. Anche l’utilizzo della forma verbale del presente è un semplice trucchetto per avvicinare il più possibile il lettore alle scene raccontate. E sì, posso azzardare a paragonare le pagine di ITALICA NOIR alle immagini di serie televisive, veloci, cariche di suspance. Ad esempio, sappiamo tutti che gran successo stia riscuotendo la serie televisiva Gomorra, ecco, anche nel mio libro, specialmente quando tratto di bande armate e di mafie, c’è da appassionarsi alle truci gesta di clan malavitosi, alle loro guerre, alle loro follie, alla loro fame di potere. L’Italia è purtroppo terra molto prolifica di storie gangster, ci sono ci sono stati personaggi che sembrano uscire dalla fantasia di romanzieri specializzati in polizieschi, o dalle pellicole cinematografiche, con la differenza che in ITALICA NOIR è tutto vero, tutto realmente accaduto.

Torniamo in terra sabauda. Esiste un fatto di cronaca nera poco conosciuto, che ha particolarmente influenzato la storia recente della nostra Regione?

Essendo stata la nostra povera Patria nel dopoguerra terra di cospirazione, di spie, di terrorismi vari, interni o stranieri, di guerre mafiose, anche il Piemonte ha da dire la sua in questo contesto di “history-thriller”. Pensiamo a cosa era Torino, durante gli anni di piombo, una delle città in cui il terrorismo di matrice rossa era più agguerrito, vista la peculiarità operaia e industriale della stessa metropoli. Ma pensiamo anche all’arrivo dagli anni ‘70 in poi, dei clan a mano armata di origine siciliana e poi calabrese. Particolarmente sinistra è l’epopea delle bande catanesi giunte a Torino per dominare tutto l’illecito possibile e poi soppiantate dalle più scaltre e silienziose famiglie della ‘ndrangheta. Sul mio Piemonte in Pillole c’è tutta la ricostruzione dei loro omicidi più eccellenti e sanguinosi: è davvero una storia di gangster, di pistoleri metropolitani, di narcotraffico di alto livello, di sfide all’O.K. Corral alla sicula, di lupare, di soldi sporchissimi. Ritaglio un pezzetto di quanto scrissi tempo fa:

 

“La missione era quasi compiuta ma una volante che passava di lì per puro caso rovinò tutto; i poliziotti assistettero all’esecuzione e corsero ad acciuffare l’omicida che si gettò nella Dora. Ma fu solo un rapido tuffo quello di Salvatore, fradicio e ammanettato venne immediatamente interrogato.

E Parisi spifferò, parlò, raccontò tutto. Venne fuori un mondo malavitoso incredibile, da letteratura nera.

Le cosche mafiose che erano organizzate in famiglie, in “signorie” con il proprio territorio e i propri eserciti. Famiglie dei Santapaola, dei Cursoti, dei Greco, dei Corleonesi.

Come i signori rinascimentali anche i signori feudali mafiosi si univano in alleanze machiavelliche, e scendevano a farsi la guerra con inaudita ferocia, usando mercenari, assassini professionisti prezzolati, bande guerriere al soldo dei boss. Parisi era uno di loro, vantava ben 21 omicidi.”

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Grazie Federico per aver dedicato del tempo alla nostra intervista.

A voi lettori, non resta che acquistare il libro “Italica Noir”, trovare un posto comodo per leggere ed immergervi tra le i fitti racconti di questa giovane penna piemontese.

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